Approfondimenti

CRIMINALITÀ INFORMATICA: L’ASPETTO VITTIMOLOGICO. Vissuti emotivi, conseguenze sociali, strategie di risposta.

Senso di impotenza, vergogna, colpa, imbarazzo, depressione, ansia, perdita di sicurezza e di fiducia, rabbia, tendenza all’autoisolamento anche dai propri familiari o amici, sino al disordine postraumatico da stress o al suicidio: queste alcune fra le ricadute più frequenti e negative di chi è vittima di un crimine portato nella vita personale non da un aggressore fisico, ma da un intrusore anonimo, invisibile, intangibile che facendo pressione sulle cose in cui la vittima più crede o necessita o usando a pretesto con ragioni di urgenza sotto la minaccia di denunce, sanzioni o danni con richiesta risarcitoria, risulta essere per questo assolutamente più subdolo, inquietante, psicologicamente destrutturante.
Tanto più che l’“aggancio” della vittima può avvenire anche attraverso comunicazioni false inviate da fittizi recapiti istituzionali (Poste Italiane, banche, etc.) o brand di aziende famose (es. Amazon, Bartolini, Fastweb…) o ancora di privati (studi notarili, avvocati…). Chi utilizza i diversi approcci di truffa online conosce molto bene la psicologia dei consumatori, le loro abitudini, i loro processi decisionali di navigazione sul web.
Il danno può quindi limitarsi ad essere economico (a volte però anche ingente), ma quanto più l’attacco riguarda la sfera personale tanto più, giocando sulle emozioni, rischia di essere efficace e destabilizzante, implicando una compromissione, in genere temporanea, dello stato di salute individuale.
I campi possono essere diversi e diversi gli strumenti: dalle truffe economiche “positive”, con promesse di vincite, premi, eredità a quelle “negative” con minaccia di denunce, arresti, ghettizzazione sociale per reati non commessi, dai semplici mancati pagamenti con esposizione a situazioni debitorie insostenibili, alla diffusione di informazioni, vere o fasulle su situazioni personali, comprese quelle di comportamenti pedopornografici o pedofili passando attraverso altri modi, come la rivelazione di una storia romantica intessuta (ad arte e fittiziamente) sul web. Il tutto tramite un sms inviato in modo assolutamente casuale, o mail a volte favorite da accessi incauti a siti non sicuri o ancora altri modi possibili nel mondo del virtuale.
Chi attacca è invisibile, conosce il mestiere, sa su quali emozioni far leva. Chi è attaccato si sente schiacciato, messo nell’impossibilità di reagire, o di farlo in modo lucido e appropriato, sentendosi costantemente minacciato in un’attività, quella di utilizzo della comunicazione informatica, ormai consuetudinaria e pressoché ineludibile.
Per meglio comprendere come l’uso di internet possa produrre danni alla persona si pensi ad esempio a quattro fenomeni in progressiva espansione: la Dipendenza da Internet, l’Online Grooming, il Cyberbullying, il Cybersuicide. La Dipendenza da Internet è una forma relativamente nuova di dipendenza in cui l’uso di internet sostituisce virtualmente e in modo sostanziale i vissuti emotivi, relazionali, sociali, reali. Chi è dipendente ne trarre evidentemente un beneficio soggettivo, vissuto come reale ancorché apparente, esattamente come tutti coloro che sono dediti a una qualche forma di dipendenza (tabagismo, alcolismo, tossicodipendenza, ludopatia) senza però riuscire a considerare il danno fisico, psichico, relazionale che queste dipendenze comportano. L’Online Grooming si verifica nel momento in cui l’aggressore agisce sulla sfera della fiducia emotiva della vittima, accattivandosene la simpatia, creando un legame emotivo-seduttivo che fa leva sulla curiosità, sull’autostima, sulla lusinga. Ne possono conseguire trappole vittimologiche a sfondo sessuale, dall’abuso mentale e fisico sino all’induzione alla prostituzione o alla pornografia. Ma un aspetto da non trascurare è proprio quello dell’induzione fiduciaria. L’aggressore è un cattivo travestito da buono, come quelle delle favole, dal Mangiafoco di Pinocchio, al Lupo di Cappuccetto Rosso, al Pifferaio Magico. Viene cioè aggredita una componente importante della relazione umana, specie nel caso di giovani vittime, cioè il “fare affidamento” in figure riconosciute autorevoli, perché più “adulte”, “esperte”, o anche solo “mature” e “stimolanti”. Fatto il danno e attratta la vittima, non sarà facile trovare in se stessa le risorse per uscirne e, qualora in qualche modo ci riuscisse, ricostruire un meccanismo di fiducia positiva nel prossimo, elemento fondamentale per una vita relazionale come quella umana. Il Cyberbullying è un comportamento aggressivo e intimidatorio che nella vittima può provocare sentimenti sfiducia e insicurezza, generando solitudine, spavento, tristezza, insicurezza, colpa e portandolo ad isolarsi dal mondo, a evitare gli altri, sino a meditare soluzioni di autoesclusione estrema, come il suicidio. E si arriva così al Cybersuicide, attuato o tentato, a volte davanti ad una webcam a volte addirittura tramite incontri collettivi, in cui il suicidio avviene non individualmente ma in gruppo.
Un’ulteriore modalità a forte impatto emotivo e con importanti ricadute psicologiche è poi quello di una relazione a distanza (catfishing) favorita dall’incrementarsi di una forte propensione a sviluppare conoscenze online, grazie anche alla possibilità di esprimersi con maggiore disinibizione,
condividendo sentimenti, vissuti, informazioni con maggiore facilità, agevolata anche dalla durata della relazione con l’interlocutore remoto, dal poter facilmente disporre di un luogo-rifugio dove poter trovare comprensione ed ascolto, per giungere alla fine ad attribuire all’interlocutore significati emotivi forti, idealizzati, fatti “a nostra misura”. Nel momento in cui però l’interlocutore si accorge del nostro “affidarci” inizia a introdurre “elementi di cattura”, raccontando delle proprie difficoltà, dei bisogni che ne derivano, delle richieste che in modo più o meno palese può fare. Peggio ancora se nel corso della relazione “online” si sono condivisi contenuti, e soprattutto immagini, che possono esporre la vittima (che invia contenuti autentici a fronte dei contenuti falsi dell’adescatore) a vere e proprie estorsioni (sextortion). In questi casi il coinvolgimento della vittima non è solo economico, ma psicoaffettivo, in quanto si sente “manipolato”, “tradito”, “abbandonato” nel vissuto di una relazione comunque partecipata autentica come amorosa.
Quali rimedi allora adottare?
Innanzitutto far forza sulla propria capacità di reagire, sulla propria resilienza, superando il senso di imbarazzo e di vergogna per cercare invece un aiuto, o da persone fidate o da soggetti che possono in modo esperto fornirlo, dalla Pubblica Sicurezza (che in genere però interviene solo a reato accaduto), alle organizzazioni operanti in modo autonomo, come può essere il caso di AttentiOnline.it che ospita questo articolo.
È poi importante non reprimere le emozioni negative, chiudendosi in se stessi, elaborando pensieri di rinuncia, inutilità, “assedio” mediatico, ma cercare di fronteggiarle, esprimerle, comunicarle ad altri, o anche semplicemente riconoscerle come tali, adottando strategie mentali e comportamentali (coping) che consentano di gestire il problema, evitando che finisca col sopraffare la nostra capacità di critica e di giudizio.
Qualora un percorso di auto-aiuto non fosse possibile, o non si ritenesse di potersi rivolgere a membri della propria cerchia relazionale familiare o amicale, si può cercare di rivolgersi a figure professionali esperte, dagli psicologi ai medici, compresi i medici di medicina generale (di famiglia) che a loro volta potrebbero fornire consigli, prescrivere terapie per il controllo dell’ansia, del panico o della depressione o meglio indirizzare verso figure mediche specialistiche, come gli psichiatri oppure altre figure sanitarie come gli psicologi psicoterapeuti.
Al termine di queste considerazioni non rimane che sollecitare tutti i soggetti che se ne occupano positivamente, a delineare dei percorsi sanitari di sostegno alle vittime o di loro cura, se necessario, tali da affiancare quelli oggi in atto, dalle difese informatiche, al ricorso a soggetti istituzionali, alla
comunicazione e all’informazione diffusa.


Riferimenti on line:
https://www.interno.gov.it/it/notizie/truffe-line-polizia-postale-attenti-false-email
https://www.cybersecurity360.it/legal/privacy-dati-personali/i-rischi-dei-social-network-dal-phishing-al-cyberbullismo-iconsigli-per-difendersi/
https://www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2018/09/20/news/spam_phishing_truffe_online_il_decalogo_per_difendersi-206918992/
https://cyberment.it/phishing/effetti-collaterali-attacco-phishing/
https://www.psiconline.it/articoli/psicopatologia/effetti-sociali-e-psicologici-dell-uso-di-internet.html
https://www.psicologiacontemporanea.it/blog/catfishing-come-funzionano-le-truffe-amorose-online/
https://www.davidealgeri.com/truffe-online-superare-le-conseguenze-psicologiche/

Profilo dell’Autore: Enrico Domenico Chiara è Medico di Medicina Generale, Spec. in Diabetologia e Mal. del Ricambio; Master II livello Bioetica; diploma in “Mediatore Interculturale”, prevenzione e gestione dei conflitti; Tutor e Formatore per l’esame di Stato e la Specialistica in Med. Generale; Consulente Tecnico del Giudice categoria “medici” per Diabetologia e Metabolismo – Clinica medica Generale e della Terapia Medica/Specifica Competenza; Attendance certificate 16a edizione del corso “European Project Plannig”, Grundtvig code IT- 2008-364-003; medico certificatore vittime di maltrattamenti/torture ai fini del riconoscimento della protezione internazionale; già Docente in scienze Criminologiche, Vittimologiche e Victim Support, Master in scienze criminologiche e vittimologiche e victim support (I-V edizione), Associazione Me.Diar.e I.O.V.V. – Città di Torino International Observatory for Victims of Violence, esperto in progettazione area medica.

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